Cos'è un attacco di panico?
Un attacco di panico è definito come l'improvvisa comparsa di un periodo distinto e breve di intenso disagio, di ansia, o di paura accompagnati da sintomi somatici e/o cognitivi.
Al di là della definizione l’attacco di panico è comunque un’esperienza davvero traumatica che solo chi l’ha provata può capire e a volte descrivere.
E’ un momento di rottura in cui la paura immotivata si associa ad una serie di sintomi somatici, quali la sudorazione, le palpitazioni, l’affanno, formicolii, mal di testa ecc…
L’aspetto devastante dell’attacco di panico è l’imprevedibilità: meglio dire che l’apparente mancanza di motivazione al suo scatenarsi fa si che la persona che ne soffre teme che si possa verificare in un numero sempre maggiore di situazioni, per cui è costretta a limitare sempre più la propria esperienza nel mondo nella speranza di limitarne le manifestazioni.
Perché si presenta l’attacco di panico?
Il nostro sistema nervoso reagisce ad una situazione di pericolo mettendo in atto una serie di reazioni somatiche atte ad affrontare il pericolo in questione. Durante l’attacco di panico il pericolo non esiste, spesso la persona non è neanche in grado di definire di cosa ha paura, ma tutto il resto, la costellazione di reazioni somatiche che ancestralmente avrebbero preparato il soggetto alla fuga o all’attacco, quelle sono estremamente reali ed invalidanti. Ma perchè la mente di un soggetto normale ha questo corto circuito?
Per quale motivo confonde uno stimolo inoffensivo per pericolo? Perchè l’angoscia che tutto questo genera diventa incontenibile, tanto che spesso le persone in preda ad un attacco di panico sono davvero convinte che stanno per morire?
Sembra che la funzione di contenimento dell’emozione operata dal pensiero venga a mancare. Perchè questo fallimento?
La funzione di contenimento del pensiero viene gradualmente acquisita durante lo sviluppo grazie alla reverie della figura di accudimento principale, cioè quella capacità che ha la mente adulta di accogliere l’angoscia , decodificarla e restituirla al bambino in una forma più accettabile e “digeribile”.
L’attacco di panico è una buco in questa rete di contenimento.
In alcune situazioni la pressione psichica può essere troppo forte, una perdita, un lutto, momenti di trasformazione possono determinare una discontinuità nella percezione di sè che interrompe questa funzione del pensiero.
E’ come se una ferita rimarginata venisse sottoposta ad un pressione tale da riprendere a sanguinare.
Cosa possiamo fare per affrontare l’attacco di panico?
Esistono diverse forme di intervento per l’attacco di panico.
Il primo in genere è quello farmacologico: il farmaco contiene la reazione somatica dell’attacco di panico. Questo intervento a volte è indispensabile per avere accesso ad una cura psicologica, ma non è senza conseguenze.
Alcune forme di psicoterapia lavorano sul senso che il soggetto dà al sintomo, cercando di modificare la catena di significato che porta all’attacco.
La psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico ha l'obiettivo di andare alla causa del problema, restituendo alla persona un’integrità psicofisica e ricostituendo la continuità del sè.
Come tratto quindi nella mia pratica il disturbo da attacco di panico?
Attraverso l’analisi dei legami di attaccamento e di come questi si riattualizzano nella vita di chi si rivolge a me, lavoro per ricostruire insieme alla persona la pensabilità del disagio che porta al sintomo, ricostruendo quella rete di contenimento dell’emozione di una mente funzionante.
A volte l’evento viene analizzato in seduta, andando alla ricerca del meccanismo difensivo. Altre volte la pensabilità viene riconquistata agendo al di fuori dell’evento sintomatico.
La terapia psicoanalitica, pur partendo da un forte modello teorico, è sempre un percorso meravigliosamente individuale.
Perchè rivolgersi ad uno specialista?
Perchè l'attacco di panico è come una goccia d'olio che cade accidentalmente su una superficie porosa: si assorbe e pian piano si allarga andando a invadere parti sempre più ampie di tessuto.
In principio può sembrarci che l'attacco di panico arriva solo se siamo alla guida, da soli in macchina. Eviteremo quindi di prendere la macchina da soli. Poi però comincerà ad arrivare anche se qualcuno è in macchina con noi, allora abbandoneremo la macchina. Ma un giorno ci capiterà di sentirlo arrivare sull'autobus, allora decideremo di andare a piedi, e così via.
Non è una previsione pessimistica: gli attacchi di panico non se ne andranno da soli e soprattutto non spariranno evitando le situazioni che ci sembrano scatenanti.
Attacchi di panico come gestirli
Gestire e curare l'attacco di panico è possibile, ma non è mai troppo presto.
Non bisogna permettere a questo odioso sintomo di limitare la nostra vita. Prendersi cura del proprio benessere psicologico è infatti un compito complesso, a volte faticoso, ma anche affascinante. Bisogna invece fare in modo che sia l'attacco di panico ad essere sconfitto dalla nostra risolutezza a lasciarci aiutare.
PER INFORMAZIONI ULTERIORI e PER PRENOTAZIONI ContattaDaniela Arborini, Psicologa e Psicoterapeuta a Roma ed Ostia.